Coding per tutti
Il coding è per tutti ed è facile e divertente
E, no, non è né una disciplina di insegnamento, né una materia, e non è neanche l’ora di informatica. Il coding, traducibile in italiano con la parola programmazione, è, in ambito pedagogico, un metodo didattico basato soprattutto sul concetto di “problem solving” (attività che permette di affrontare e risolvere efficacemente un problema, analizzandolo e scomponendolo in problemi più semplici) e il computer diventa uno strumento per apprendere.
Il coding è per tutti [indice]
Ogni attività svolta quotidianamente non è altro che il frutto della esecuzione di un codice, di un insieme di istruzioni, che abbiamo appreso e acquisito nel tempo, giorno dopo giorno. Nel momento in cui svolgiamo un compito in maniera logica, sulla base di regole di comportamento, stiamo eseguendo un codice di programmazione: il musicista che esegue un brano, un medico che effettua una diagnosi, un cuoco che prepara un piatto, un calciatore che esegue uno schema, stanno tutti eseguendo le istruzioni di un programma, stanno “facendo coding“.
Il coding e i bambini [indice]
Il coding è facile e permette ai ragazzi e ai bambini di allenare la mente a usare la logica nelle attività quotidiane. Il gioco del coding stimola la loro curiosità e la loro fantasia e li aiuta a pensare meglio e in modo creativo. Creando racconti, animazioni, giochi (gli artefatti di cui parlava Papert) i bambini imparano ad imparare. Animando e facendo muovere i personaggi di un gioco o di un racconto imparano a raggiungere un obiettivo risolvendo i passaggi di un problema.
Il coding è divertente [indice]
Il segreto di tale divertimento sta nel metodo: poca teoria e tanta pratica. i bambini imparano a programmare giocando e vincere una sfida significa risolvere problemi, piccoli problemi, quali, ad esempio, evitare un ostacolo o non farsi catturare dal personaggio cattivo della storia.
La programmazione visuale a blocchi, ad esempio, avvicina i bambini al coding in maniera divertente e giocosa già nei primi anni di scuola. Questo tipo di programmazione permette di comporre graficamente le istruzioni di un programma, spostando e incastrando fra loro blocchetti colorati. A ciascun blocco colorato corrisponde un’azione, una istruzione che non ha bisogno di essere digitata. Un esempio è Scratch: ambiente di programmazione visuale che consente ai ragazzi di creare in maniera semplice e intuitiva storie, giochi e animazioni.
Il coding a scuola [indice]
Fare coding a scuola, dicevamo, non è l’ora di informatica e l’obiettivo non è quello di formare i futuri programmatori ed esperti informatici, l’obiettivo è quello di sviluppare e allenare nei ragazzi la capacità di utilizzare logica e creatività, di ragionare passo dopo passo sulla strategia migliore per arrivare alla soluzione di un problema più o meno complesso, in altre parole, sviluppare quella abilità che Jeannette M. Wing definì, in un suo famoso articolo, pubblicato nel 2006 nella rivista “COMMUNICATIONS OF THE ACM”, “pensiero computazionale”.
In pratica, nel suo articolo, Wing proponeva di estendere e applicare a tutte le discipline e attività di apprendimento e insegnamento, il modo con cui gli informatici affrontano i problemi, e, dunque, potremmo definire il significato di “pensiero computazionale” con un più semplice “pensare come un informatico” e oggi, a distanza di anni dalla pubblicazione di quell’articolo, non c’è scuola in Italia che non si occupi in qualche modo di fare coding.
Guido Mondelli
Docente formatore informatico